Marghera terreno fertile – Dalle buone pratiche alle politiche

Per alcuni Marghera è un semplice quartiere, per altri ha invece un’identità urbana a sé stante: un’autonomia che deriva strettamente dal suo passato industriale e dalle emergenze sociali che ha storicamente accolto. Dalla ricerca di quei luoghi strategici per la rigenerazione urbana che Renzo Piano definisce “perle” è iniziato il percorso di “rammendo” di una città tanto attiva quanto complessa e stratificata.

È proprio nella consolidata attività associazionistica di Marghera, attenta alla riattivazione di aree ed edifici dismessi, che il gruppo ha riconosciuto il punto di partenza del proprio lavoro,impegnandosi nel supportare questo insieme di buone pratiche con l’obiettivo di arrivare a stimolare politiche di tutela e gestione partecipata dei beni comuni.

Per promuovere la gestione condivisa del patrimonio inutilizzato di Marghera, il gruppo intende proporre al Comune di Venezia l’adozione del “Regolamento dei beni comuni”, uno strumento indispensabile per garantire un dialogo e una costante progettualità tra amministrazione e cittadinanza. Per questo il G124 ha attivato una collaborazione con Labsus, laboratorio per la sussidiarietà, con lo scopo di instaurare un circolo virtuoso, stimolare l’opinione pubblica e coinvolgere l’insieme della cittadinanza responsabile nella riqualificazione del proprio territorio.

Con queste premesse la prima azione del gruppo G124 è stata la creazione di ORMA, Officina Riuso Marghera (per info www.officinariusomarghera.it – pagina facebook ORMA), una rete di coordinazione delle realtà associazionistiche operanti nel territorio – all’oggi mancante – e soprattutto un nuovo strumento di azione civica, creazione di comunità e recupero del patrimonio inutilizzato. Grazie alla nascita di ORMA molte realtà già attive hanno trovato nuova forza e nuovi stimoli per operare insieme con obiettivi condivisi e proporre percorsi di recupero dei beni comuni attraverso attività culturali, musicali, formative e sportive.

Il progetto elaborato dal gruppo G124 è partito da un piano di riqualificazione su scala urbana, seguendo gli obiettivi della rete ORMA, per arrivare a concentrarsi su alcune “perle”, prima fra tutte l’ex istituto tecnico “Edison” e l’insieme delle associazioni che da anni stanno cercando di recuperare e riutilizzare l’edificio. Il progetto per l’ex Edison ha come obiettivo la costruzione di una nuova polarità urbana ad uso dei cittadini: uno spazio pubblico attrezzato e polivalente capace di mettere in relazione l’edificio con l’intera città. In questa prospettiva l’ex Edison sarà un nuovo polo culturale e sportivo finalizzato al recupero giovanile a servizio di tutti i cittadini dell’area a sud-ovest del Quartiere urbano, da sempre marginalizzata rispetto al centro. La riattivazione dei beni comuni, e tra questi delle numerose aree inutilizzate sul territorio, mette inoltre in primo piano il tema ambientale, e soprattutto le ricadute dell’inquinamento di Porto Marghera sui suoli pubblici e privati. L’attuale fase di transizione post-industriale segna dunque un momento decisivo per il futuro della Municipalità e impone una riqualificazione ambientale inquadrata in una più ampia visione di recupero socio-economico sostenibile, che manifesta la necessità di immaginare tempi lunghi di recupero, lontani dalla velocità dell’antropocene. Per creare consapevolezza ambientale e per diffondere il messaggio che una riqualificazione eco compatibile è possibile ed accessibile a tutti, il G124 ha attivato con l’Università di Udine una ricerca sulle tecnologie di bonifica dei suoli attraverso l’uso di specifiche piante e arbusti, il fitorimedio.

Come manifesto di una gestione partecipata del territorio sarà realizzata in un’area a sud di Marghera una sperimentazione pilota che riporterà un lotto incolto all’uso pubblico. Attraverso il percorso che il G124 ha intrapreso con l’obiettivo di creare un nuovo senso civico nella gestione condivisa dei beni comuni, si è creduto necessario valutare come l’insieme delle attività di cittadinanza responsabile possano essere legittimate dalla loro capacità di generare ricadute economiche e nuovi modelli di lavoro. Con la collaborazione della Fondazione Pellicani il progetto vuole fare emergere come il ruolo del volontariato assuma una rilevanza sempre più strategica nel supportare i servizi erogati dalle politiche locali sui temi della coesione sociale e della tutela ambientale. Se si riconosce quanto l’impegno volontario di cittadini e associazioni sia in grado di contribuire alla rigenerazione urbana, questo documento sarà un corollario essenziale per dare al progetto coerenza e lungimiranza, e per imporsi all’attenzione dell’istituzione.

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